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IL GIORNO CHE AVREI VOLUTO VIVERE

A Emmaus per guardare negli occhi il Viandante

di Bruno Forte

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23 agosto 2009

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Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andar oltre. Perderlo proprio ora appariva loro inaccettabile. Che chiarisse l'enigma. O, almeno, che il balsamo della sua parola continuasse ancora per un po' a scendere sulle ferite del loro cuore. Fu per questo che insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Per un curioso paradosso quelle parole, mentre descrivevano l'esteriore calare della notte nei tramonti infuocati sulle alture della Giudea, evocavano ai due le tenebre scese dentro di loro, l'assenza di futuro che era seguita al rantolo del Profeta abbandonato sulle braccia della Croce. Forse perciò egli cedette alla richiesta con remissività, quasi per un atto di tenerezza compassionevole ed entrò per rimanere con loro.

La locanda era semplice, una delle tante disposte ad accogliere i viandanti per il ristoro del cibo e del riposo sulle strade polverose della terra d'Israele al termine del giorno. Una volta a tavola, lo Straniero prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Era il gesto del capofamiglia nella cena pasquale. Era il gesto che Lui aveva compiuto per loro la sera di quell'ultima cena. E ora a compierlo era quello che avevano pensato fosse solo uno Straniero. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero: «Non ci ardeva forse il cuore in petto mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Ma egli sparì dalla loro vista. Non aveva detto alla donna, andata al sepolcro il mattino del giorno dopo il sabato: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre»? Non aveva promesso ai discepoli di precederli in Galilea? E al profeta Elia sul monte il Signore non era passato accanto fugace, come una "voce del silenzio"?

Storditi com'erano dall'emozione, cominciarono a ridirsi l'uno all'altro ciò che avevano vissuto con lui lungo la strada: al racconto si sovrapponevano le domande. Come avevano potuto non capire? Quelle parole, quella voce, la luce sulle Scritture... Perché non l'avevano riconosciuto subito? La tristezza a volte fa brutti scherzi, e ancor più la paura e la diffidenza verso l'altro. Ma ora la luce era così grande che - pur essendo notte, e perciò sconsigliabile il viaggio - decisero di partire senza indugio per far ritorno a Gerusalemme.

Il tempo volò, tanto che quando giunsero era mattino e trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, mentre dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narrarono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Da allora la loro vita fu cambiata per sempre. E con la loro lo fu la vita del mondo. Nulla sarebbe più stato lo stesso. Il fatto che Dio avesse fatto sua la morte e che così l'avesse vinta era la notizia più sconvolgente della storia, quella che avrebbe dato a tutti la speranza della vita. Perciò avrei voluto essere lì quel giorno, come il compagno di Cléopa: a quello Straniero fattosi compagno del cammino, come tanti altri nel tempo, più di me e meglio di me, ho dato la mia fede e la vita. Anche a me è accaduto che le sue parole facessero ardere il cuore. Perciò, anche per me tutto è cambiato allora.

Nella locanda di Emmaus si sono aperti anche i miei occhi: e quel giorno qualunque è diventato per me, come per tanti, il giorno più importante della storia, il giorno dell'incontro che ti dà luce per vivere e per morire e la speranza di vincere la morte in te e in tutti, per sempre. È il giorno che ha illuminato la vita dei santi, da Paolo ad Agostino, da Francesco a Tommaso, da Domenico a Ignazio di Loyola, da Alfonso de' Liguori a Madre Teresa di Calcutta, fino agli innumerevoli, nascosti profeti della carità, che nelle situazioni più difficili danno la vita per chi manca di tutto, o agli innamorati servitori del Vangelo, che lo ascoltano per vivere di esso e annunciarlo fino agli estremi confini della terra.

Un incontro, quello di Emmaus, che le cronache non riportano, ma che la testimonianza di fede dell'evangelista Luca alla fine del suo Vangelo ha saputo trasmetterci con freschezza singolare, tanto che il cuore di chi crede vi si può riconoscere, fino a identificarsi con l'innominato compagno di Clèopa, fino a percepire quel tramonto, vissuto un giorno di duemila anni fa, in una locanda sulle alture della Giudea, come l'alba del nuovo inizio di tutto, per tutti...

23 agosto 2009
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